Sonno condiviso: Sì o no?

-Vostro figlio dorme con voi???
– Ehm, non proprio tutta la notte, non proprio con noi… vicino a noi, nel letto, però, ehm, accanto c’è la cu… si vabbe, dorme con noi nel lettone!
– Eh, ma non va mica bene! Io, i miei, li ho spediti nella loro stanza a 6 km di distanza dalla nostra, quando avevano 3 giorni e quando li mettevo nel lettone, non ci volevano stare. Pensa, hanno imparato a camminare proprio per fuggire dal lettone e andare in camera loro”

Qual è l’argomento cardine delle Super Mamme, insieme al “se lo tieni troppo in braccio lo vizi“, quando vogliono dimostrarti la loro superiorità, nonché il tuo essere una mega fuffa?
Beh ovvio, la loro capacità persuasiva grazie alla quale i loro bambini sanno comportarsi diversamente dal restante 98% della popolazione infantile mondiale.
La nanna è uno dei “problemi” che più vede annaspare i genitori, da non so quante generazioni, ogni bambino ha il proprio modo di addormentarsi, ma nella maggior parte dei casi, la vicinanza ed il calore materno (e paterno), è il “sonnifero” naturale più efficiente che ci sia.

Eppure, nonostante il co-sleeping rilassi sia i genitori che i bambini, nonostante sia bellissimo addormentarsi accanto ai propri cuccioli e vederli sereni e totalmente abbandonati, e nonostante siano in netta maggioranza i letti sovrappopolati durante la notte, dire che sì, i nostri figli dormono con noi è quasi un tabù.
Cari genitori, non facciamocene un cruccio, non vergogniamoci e non pensiamo di non essere in grado di “educare” i nostri bambini… non saranno piccoli per sempre e non resteranno nel lettone con noi a vita.
Arriverà l’adolescenza, ma anche solo la pre-adolescenza e di dormire accanto a noi e cercarci con le loro non più micro-manine non ne avranno la minima intenzione.

Non siamo genitori di serie B se il nostro letto, la notte, si trasforma nell’arca di Noè e non siamo nemmeno genitori di serie A, siamo i giusti e migliori genitori per i nostri figli.
Siamo quelli che li capiamo, li confortiamo, li conosciamo, quelli che si prendono cura di loro nel modo più amorevole ed esatto.

Alessandro è molto indipendente, da sempre, prende sonno facilmente se accanto a me, e dopo posso tranquillamente spostarlo nella sua culla.
La notte capita che si svegli piangendo e l’unico modo per calmarlo è farlo sentire protetto e al sicuro accanto a mamma e papà.
E’ importante che i genitori siano entrambi d’accordo e che non sia una scelta solo di uno dei due e, quindi, “sopportata” dall’altro, ma questo vale in tutte le cose che riguardano la ricerca di equilibri di coppia e di famiglia.

Secondo una ricerca condotta dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale e da quella delle Cure Primarie Pediatriche su 2.030 bambini tra 1 e 14 anni, il 53% dei bimbi fino ai due anni non di addormenta nel proprio lettino, mentre a 5/6 anni quelli che ancora condividono il lettone sono il 26%. A 9 anni resistono solo 20 bambini su 100..
Dormire tutti insieme, inoltre, è comune a tutte le culture, ad esempio, in Giappone si condivide il tatami fin quasi all’adolescenza (e i bambini giapponesi sono i più educati e meno capricciosi al mondo!).
Inoltre degli studi scientifici hanno dimostrato come l’abitudine a condividere il sonno con i genitori, aumenti la produzione di ossitocina (l’ormone del benessere), riducendo i disturbi d’ansia e sonno disturbato.

Al di là degli effetti benefici del co-sleeping, vorrei sottolineare come questa sia una pratica molto diffusa e naturale e non c’è alcun motivo di criticarla o di guardarla in negativo.
Per queste ragioni, quando mi chiedono:”Alessandro dorme con voi?” io rispondo sorridente e fiera “Sì!”.
Me ne frego degli sguardi di disapprovazione perché solo io e Quasi Marito sappiamo cosa fa bene a nostro figlio.

Leave Your Comment