Volersi bene per Voler bene

Credo capiti a tutti prima o poi. Mi riferisco alla sensazione di non riconoscere più il proprio figlio o la propria figlia.
Per quanto ormai lo sappiamo che la crescita presupponga un cambiamento continuo e la stabilità di comportamenti e gusti permane all’incirca per ¾ mesi, arriva un tempo in cui rimaniamo spiazzati. Qualsiasi nostra strategia sembra non funzionare, anche i nostri assi nella manica non fanno il loro effetto. Le nostre piccole certezze vacillano e ci sentiamo arresi e stanchi. Per lo meno io mi sono sentita (mi sento) così…

Cosa possiamo fare in queste occasioni? La domanda è legittima e la risposta, come sempre accade nell’ambito genitoriale, non è univoca ne universale.
Però esiste un punto di partenza che può essere d’aiuto a tutti ed è la cura e l’ascolto di se stessi.

Non possiamo essere un valido sostegno per i nostri bambini se prima non abbiamo risolto le nostre turbolenze interne. Non siamo immuni da lotte emotive e cascate inesorabili di sensazioni e pensieri.
Allora è necessario prendere coraggio e affrontare il nostro caos, provando a rimanere a galla: ammettere che rischiamo il naufragio se prima non tentiamo di decifrare cosa ci fa vacillare.
Accettare e riconoscere la paura e lo sconforto, per farci pace e aiutarci a reagire. Siamo solo all’inizio, ma tanto basta per essere di supporto ai nostri figli, che sono in balia delle onde emotive perché non sono neanche a conoscenza delle battaglie che avvengono in loro.

Come immaginerete prendersi cura di sé è difficile in quanto corrisponde ad ammettere e riconoscere tutto di noi stessi, anche quegli aspetti che non ci piacciono ma comunque ci sono. Oltretutto guardarsi dentro significa prendere in considerazione non solo ciò che si è, ma anche e soprattutto ciò che si è stati: ricordare e rivivere momenti che ci hanno plasmati, nel bene e nel male.

L’amore che proviamo per i nostri figli ci fornisce la forza per analizzarsi e renderci migliori. Solo seguendo questo percorso potremo diventare la base-sicura in grado di sorreggere la nostra e l’altrui crescita, che corrisponde a scoperte bellissime e ad esperienze disarmanti.

Ricapitolando. Non possiamo lasciarci sopraffare dai cambiamenti inesorabili dei nostri figli se vogliamo che loro imparino a gestire la vita e le sfide che comporta.
Noi per primi dobbiamo mettere in atto tutta una serie di passaggi che ci aiutino a capire noi stessi, così da prendere consapevolezza delle proprie forze e debolezze ed usarle a pro nostro.
Come sempre accade, l’esempio e l’imitazione saranno in grado di svolgere le loro funzioni educative: per cui i nostri bambini guardandoci e sentendoci prenderanno ispirazione da noi. Se noi ci accogliamo, loro faranno altrettanto.
Se noi ci ascoltiamo e ci prendiamo del tempo per capirci, loro capiranno il rispetto per se stessi.
Se noi impariamo a parlarci con sincerità e gentilezza, loro impareranno a leggersi dentro con autenticità.

E’ l’essere in relazione con gli altri che ci impone la cura di noi stessi. La nostra serenità si riflette inevitabilmente sulle persone vicine. Più che mai sui nostri figli.

Io vi ho solo accennato della “cura-sui”, ma se volete approfondire questo importante tema vi consiglio due letture illuminanti:
M. Foucault, La cura di sé;
V. Boffo, La cura in pedagogia.

Sara.

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