Essere genitori durante una pandemia!

Siamo immersi in un momento storico che non ha precedenti. Ci troviamo a fare i conti con emozioni e sensazioni profonde, strettamente connesse agli istinti di sopravvivenza e paura che tanto sono studiate dalle neuroscienze negli ultimi anni, in connessione proprio al vissuto dei bambini nei primi anni vita.
Secondo ciò che ho appena affermato, sembrerebbe dunque che adesso, proprio adesso, noi adulti stiamo attraversando la stessa esperienza emotiva che stanno vivendo i nostri piccoli.
Provo a spiegarmi meglio.
Avete presente quando i bambini iniziano a manifestare il timore per gli estranei o per il buio? Quando richiedono (fisicamente e verbalmente) la nostra vicinanza, insistentemente e apparentemente senza alcun motivo? In questi momenti a guidarli è l’istinto. L’istinto li spinge a cercare l’altro, a creare relazioni d’attaccamento che possano garantirgli la vita e la sicurezza di vivere serenamente, vicino a chi li ama e li protegge.
I bambini affrontano queste fasi di crescita naturalmente, soprattutto nei primi anni di vita.
Ecco: oggi anche noi grandi siamo alle prese con istinto, paure, annessi e connessi. Nuovamente. Non per scelta, non secondo stadi di sviluppo, ma a causa di una pandemia.

Pare dunque che una crisi sanitaria globale ci dia modo di provare, in modo cosciente, ciò che i nostri figli vivono inconsciamente. Nello scenario più triste, avvilente e preoccupante possibile, possiamo cogliere l’occasione di conoscere e comprendere i nostri bambini. Come? attraverso la condivisione di uno stesso travolgente flusso di emozioni. Scaturito sì da cause diverse, ma con la stessa portata.
Questa comunione di esperienze sensoriali ed emotive, potrebbe essere il senso che ci dona la capacità di guardare oltre questi giorni bui. Che ci motiva a cambiare il nostro assetto mentale e valoriale. Oserei dire che ce ne fosse bisogno.

Rimane evidente il fatto, che in tutto questo caos i bambini hanno bisogno del nostro sostegno e incoraggiamento per crescere. Dobbiamo quindi prenderci (o riprenderci) il nostro ruolo di “base sicura”. L’ansia e le preoccupazioni sono legittime e sacrosante, ma non dobbiamo, né possiamo, permettergli di affondarci. Piuttosto facciamo in modo che costituiscano la base da cui partire per REAGIRE e su cui poggiamo la certezza di non essere soli. Come ho appena affermato, anche i nostri bambini stanno affrontando sfide simili riconducibili alla loro crescita personale. Ma non solo. Se ci apriamo con amici, parenti, conoscenti e proviamo a condividere il nostro mondo interiore, avremo la conferma di un sentire comune.
Sono ben consapevole della complessità nel gestire i moti oscillanti della nostra vita emotiva ed è per questo che vi consiglio di partire da qui. Da voi.
Cosa state provando? Quali sfumature emotive attraversate durante la giornata? Di cosa avete bisogno davvero? Sentite la necessità di parlare? Di restare un po’ soli?
Fermiamoci un attimo. Respiriamo e facciamoci domande precise a cui provare a dare risposte, o almeno a fare delle ipotesi. L’auto-riflessione mette in moto la capacità di elaborare e decifrare le emozioni, mettendoci in grado di affrontare poi anche gli stati emotivi altrui, in particolare quelli dei nostri figli.
Il passaggio successivo è proprio quello di avviare un dialogo con i bambini: siamo sinceri con loro, spieghiamogli in modo semplice ciò che sentiamo…raccontiamoci affinché loro si sentano liberi di fare altrettanto, lontano da giudizi o da soluzioni preconfezionate (che tanto non esistono mai!).
Scegliamo le parole con cura, prendiamoci tempo per ascoltare. Facciamo domande che provochino un pensiero critico, divergente e positivo, in grado cioè di generare nuovi punti di vista che tengano conto del passato per progettare cambiamenti che siano effettivi miglioramenti.

Questi miei brevi pensieri hanno un umile obiettivo: quello di trovare un piccolo punto fermo da cui partire per non lasciarsi sopraffare dalle incertezze che ci circondano. Ho pensato poi di trovare delle parole che potessero essere un augurio. Mi è venuto in mente un film ed ho trovato invece parole di speranza. Credo vadano bene lo stesso.

“Ieri la mia vita andava in una direzione. Oggi va verso un’altra. Ieri credevo che non avrei mai fatto quello che ho fatto oggi. Queste forze che spesso ricreano Spazio e Tempo, che possono modellare e alterare chi immaginiamo di essere, cominciano molto prima che nasciamo e continuano dopo che spiriamo”. Dal film Cloud Atlas

Sara

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