Il mondo dietro le apparenze

Ci sono post facili da scrivere e da pubblicare, che escono fluidi dalla tua mente e sembra quasi che la tastiera faccia tutto da sola.
Post tramite i quali fai conoscere una parte di te, del tuo (ordinario) vivere quotidiano e della tua famiglia, ma nei quali l’investimento emozionale non è così forte da darti pensiero.

E poi ci sono altri tipi di post, quelli che senti il bisogno di scrivere ma che non sai se pubblicare o meno, perché ti denudi, ti doni totalmente e non sai cosa ne verrà fuori, se sarai capita o se ti darai in pasto alla crudeltà di qualche leone da tastiera.

La cosa ti spaventa oltremisura perché sei il risultato di quello che hai vissuto, subito e delle cicatrici che il tempo non è mai riuscito ad eliminare, che sono sempre pronte a riaprirsi e a sanguinare, insieme alle lacrime amare che hanno bagnato il tuo viso innumerevoli volte e alla pelle d’oca che ti viene quando torni indietro e certi ricordi riaffiorano.

L’esigenza di dire alcune cose è fortissima in me, soprattutto da quando sono diventata madre ed il tarlo è tornato a corrodermi l’anima e l’esistenza.
Questo tarlo si chiama: BULLISMO.

Ci sono parecchie cose che mi fanno paura di questo mondo, soprattutto se le vedo nella prospettiva di madre di un adolescente, se mi proietto nel futuro e penso ai pericoli che potrebbero insidiare la vita di mio figlio, inizia a mancarmi l’aria.

Sono stata una ragazzina, per certi aspetti, sui generis: tranquilla, responsabile, schiva, solitaria, introversa, indifesa, bersaglio perfetto per contenere ed indirizzare le cattiverie e le frustrazioni altrui.
Non sapevo difendermi, non ho mai alzato la voce, non ho mai alzato la testa, subivo in silenzio e permettevo a queste persone di rendermi sempre più cupa, sempre più sola, sempre più chiusa nel mio mondo.
Gli effetti di quello che ho vissuto e dell’essere continuamente schernita, li porto ogni giorno come un fardello dal quale è troppo difficile liberarmi.

Diventano automatismi, credi di essere sbagliata e di meritare tutto quel dolore, e non importa se razionalmente sai che NON è così, perché il male dell’anima non è razionale, non è ragionevole, non è facile da gestire, non succede che un bel mattino ti svegli e pensi: “Fanculo a tutto e tutti, io sono una bella persona, una brava persona e non devo dimostrarlo a nessuno.”

Il male che mi hanno inflitto mi è entrato nelle viscere, mi ha scavato gli organi vitali, mi ha cambiato irreversibilmente ed ho imparato a conviverci, perfettamente assuefatta, mi sono sentita come loro volevano farmi sentire, hanno vinto ed io ho perso, come sempre.

Inizio a reagire, veramente, solo adesso che ho un figlio ed ho iniziato a capire cosa provava mia madre nel vedermi perennemente sofferente ed ostinatamente chiusa nei miei silenzi.
Ora che sono adulta e, spesso, ancora incapace di reagire ai torti che ricevo, so che ALZARE LA TESTA E AFFRONTARE CON CORAGGIO queste situazioni è DOVEROSO.
E’ doveroso trovare la forza di parlare, di raccontare cosa ti sta accadendo, di non provare vergogna, perché chi deve vergognarsi non sei tu, chi deve fare i conti con la propria coscienza non sei tu, chi al mattino non deve avere la forza e la voglia di alzarsi dal letto ed affrontare la giornata non sei tu.

Questo senso di inadeguatezza, questo desiderio di scappare e andare lontano, di sparire e di cancellare la tua esistenza, devono essere messi da parte, gettati nel dimenticatoio, e devono lasciare spazio alla VITA che hai messo in pausa per troppo tempo, ma che non aspetta altro che TE.

Queste parole e questi moniti continuo a ripetermeli periodicamente, ogni volta che mi sento sfuggire, ogni volta che sento scivolarmi via e, pian piano, mi accorgo di credere sempre più in me stessa e di essermi fortificata, ma mi rendo conto anche del fatto che la corazza che mi sono costruita è diventata troppo dura e non fa distinzioni, lei c’è e non si ammorbidisce mai.

Forse, con il tempo, riuscirò anche mettere a posto questo aspetto, per il momento mi vado bene così (ed è già una grande conquista).

2 Comments

  1. Reply
    Katia

    Ciao. Non sono mamma e non sono adulta. Sono una ragazza di 17 anni e ho letto quest’articolo perché ho visto le storie su instagram. Penso che tu non debba mai aver paura dei leoni da tastiera, perché qualsiasi cosa tu faccia o dica, sarà sempre sbagliato per qualcuno che si sentirà in diritto di fartelo notare in modo aspro. Sii te stessa, a maggior ragione dopo il passato che hai affrontato, e che posso comprendere. Bacioni

    1. Reply
      Roberta Post author

      Ciao Katia, innanzitutto ti ringrazio per aver letto e per il tuo commento. Le tue parole così vere e sincere sono di conforto. Mi spiace leggere che comprendi, perché vuol dire che hai vissuto un’esperienza simile alla mia. Ti abbraccio forte.

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