Bimbi e Capricci

Capricci, “Terrible Twos” ma anche one, three, four, scene drammatiche per un biscotto sbeccato o per un giubbotto che non vuole proprio indossare?!
Quanti di voi si trovano nel pieno di questa fase? Come vi sentite? Come state quando perdete la pazienza dopo aver provato a mettere in pratica tutte le vostre capacità di persuasione e contenimento crisi?

Ci sono giorni facili che scorrono veloci e sereni, ed altri in cui la sera mi sento un veterano di guerra.
A volte mi ritrovo a “litigare” con mio figlio e a pensare di essere profondamente stupida per averlo fatto.

Alessandro sta per compiere 16 mesi, è un bambino estremamente curioso, vuole scoprire il mondo ed io so che è giusto che lo faccia, solo che, ci sono momenti in cui vorrei che lo facesse seguendo le mie regole e non le sue.
Anche perché, che regola è quella di non indossare il giubbotto prima di uscire mentre fuori ci sono 8 gradi? O quella di stare in giro per casa senza calzini all’indomani di un febbrone da cavallo? O quella che lo spinge a disperarsi, dimenarsi, urlare, piangere come se gli stessi infliggendo chissà quale pena mentre gli cambio il pannolino?
Potrei continuare a fare milioni di esempi, ma poi inizierei ad annoiarvi anche perché so benissimo che mio figlio non è molto diverso dalla maggior parte dei bambini della sua età!

Come gestisco questa situazione?
Non nego che mi capita di perdere la pazienza e di alzare la voce, ma mi sono resa conto che non è un atteggiamento che premia, perché innesca in Alessandro lo sguardo da “Ah sì, adulta ora ti faccio vedere io di cosa sono capace!”, il capriccio in questi casi supera l’immaginazione e le sue urla mettono in grave pericoli i vetri di casa nostra.

PAZIENZA è, sicuramente, la parola del vocabolario italiano più consona ad un genitore, seguita da FANTASIA.

Gli psicologi dicono che i capricci non esistono e che il bambino cerca, semplicemente, di esprimere un disagio… ed io, in linea di massima, sono d’accordo ma non così assolutista e cioè credo che dietro a quello che noi definiamo capriccio possa esserci sia una componente di malessere che uno stato di noia.
Se mio figlio è stanco, assonnato o nervoso perché non ha riposato o non ha mangiato abbastanza, so di potermi aspettare uno stato di agitazione e di irritabilità e quindi mi adopero per dargli ciò di cui ha bisogno.
Ogni giorno, quando il tempo lo permette, porto Alessandro a fare delle lunghe passeggiate, lo porto in luoghi poco trafficati in modo da poterlo lasciare libero il più possibile.
Ama camminare e farlo all’aria aperta non è come farlo tra le mura domestiche, fuori si stanca, si scarica e si ricarica.
La mediazione, durante un capriccio, è la cosa più difficile e che non mi riesce sempre bene perché, molto spesso, la testardaggine di Alessandro è più forte di ogni mia proposta alternativa, sebbene questa possa essere anche allettante.

Ho imparato a non scompormi e a non sentirmi a disagio quando la “tragedia” scoppia in pubblico ed anche se so di avere gli occhi puntati addosso, me ne frego perché conosco mio figlio e so come comportarmi con lui… ed anche nei momenti in cui non so cosa fare, rimango ugualmente fedele a me stessa perché SONO IO CHE PASSO OGNI ATTIMO DELLA MIA GIORNATA CON IL MIO BAMBINO, NON CERTO CHI MI OSSERVA CON LO SGUARDO DA MORALISTA.

Non credo ci siano formule magiche per scongiurare i capricci, per evitare che un bambino voglia, ardentemente voglia, ciò che non può avere, per sfuggire al suo pianto isterico di fronte alla negazione di qualcosa di pericoloso o che non può fare.
Penso sia naturale, a volte, perdere la pazienza, alzare la voce, mettere da parte tutti quei precetti e buoni propositi in stile Montessori e cedere al capriccio del gelato prima di cena o di Masha e Orso sullo smartphone.
Tutto questo non fa di me un cattivo genitore: SONO UNA MAMMA, SONO UN ESSERE UMANO.

3 Comments

  1. Reply
    Anna

    È proprio così… Concordo in pieno…è bello sapere che non siamo gli unici a dover gestire questa fase…

  2. Reply
    gelsymammaabroad

    Ciao, avevo proprio bisogno di leggere questo. Sono esattamente come te. Questo articolo potrei averlo scritta io stessa. Il mio piccolino che tra poco compirà 18 mesi ha, tra le altre cose, il brutto vizio di urlare per comunicare disappunto. Al parco non è il massimo, ma in UK le mamme sono un po’ più discrete nei loro sguardi di disapprovazione per la mia tecnica di “ignorarlo” quando lo fa (tecnica discussa con un’educatrice). Ma ieri al parco c’erano 2 italiane e oltre a riconoscerle perché erano le uniche a parlare a voce alta, al ogni urlo di mio figlio mi guardavano malissimo come quasi a dire “che incapace è a educare il figlio”. A volte è più dura una cosa così che una giornata “NO” di cui ho parlato proprio ieri sul mio IG.

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