Impariamo a rispettare i bambini

Qualche giorno fa, ho letto un articolo davvero molto interessante e che rispecchia, pienamente, il mio modo di pensare e le mie riflessioni sul fatto che, troppo spesso, noi adulti perdiamo di vista il doveroso rispetto che i più piccoli meritano.

Essere un bambino non vuol dire essere un bambolotto da strapazzare, sbaciucchiare, tenere in braccio o seduto su un passeggino, un bambino è un essere umano ed in quanto tale pensa, desidera ed è padrone del suo corpo.

Non si diventa padroni di sé stessi al raggiungimento di una certa età, lo si è dalla nascita anche quando non si è ancora in grado di urlare a gran voce un NO all’ennesimo bacio o abbraccio ricevuto controvoglia; alla vestizione nel momento sbagliato o al cambio pannolino mentre tutto ciò che si desidera è rimanere in soggiorno a gattonare (o camminare) felici e spensierati.

Ed invece no, tutto questo non è possibile, perché se noi grandi in un preciso momento vogliamo esternare il nostro affetto verso un bambino, dobbiamo farlo e lui deve accettare le nostre effusioni senza opporre resistenza, altrimenti verrà appellato come: antipatico, diffidente, mammone, capriccioso.
Io di capriccioso, in queste situazioni, vedo solo una persona e NON è il più piccolo!

Come vi sentireste se mentre state beatamente e profondamente dormendo, qualcuno venisse a svegliarvi toccandovi il viso, le mani e la pancia, senza delicatezza alcuna? Come vi sentireste se mentre siete impegnati e concentrati a lavorare (perché la stessa concentrazione e lo stesso impegno mettono i bambini nei loro giochi che, ricordiamo, non sono semplici giochi, ma l’opportunità di scoprire il mondo), qualcuno venisse da voi a raccontarvi fatti di cui non vi importa un dattero secco? O se qualcuno vi obbligasse a cambiare direzione solo per guardarvi in viso? O se qualcuno vi imponesse di fare o di non fare qualcosa (ovviamente non parlo dei limiti necessari ad educare un bambino, parlo ad esempio della scelta dei giochi, di cui ho già parlato qui)

Rispettare i tempi, il corpo e le voglie del bambino, vuol dire farlo sentire capito, al sicuro, privo di costrizioni inutili, solo così si mostrerà amichevole, sorridente e desideroso di entrare in confidenza con gli altri.
E’ necessario accogliere il disappunto, la diffidenza e la preoccupazione dei più piccoli, entrando in contatto con loro, empaticamente: le sensazioni negative non vanno alimentate, ma superate con tatto, discrezione, gentilezza e liberi da quei giudizi che sembrano sentenze di condanna, che appartengono al mondo degli adulti.

Empatia, quella sconosciuta, non è una parolaccia, ma la capacità di mettersi nei panni dell’altro, entrando in perfetta sintonia con le sue emozioni, facendolo sentire magicamente protetto.
E se noi adulti, cittadini di un mondo selvaggio, che abbiamo reso un brutto posto, ce ne freghiamo di essere empatici l’un l’altro, non dobbiamo dimenticare di scavare ( a fondo) nella nostra anima, per cercare di adempiere al dovere più importante che abbiamo: PROTEGGERE I BAMBINI, partendo proprio dal rispetto che gli dobbiamo!

I più piccoli hanno un universo di cose da insegnarci e se noi grandi decidessimo di metterci, davvero, all’ascolto delle loro esigenze, avremmo modo di migliorarci e di riscattarci dai nostri errori, oltre che la capacità di far crescere uomini e donne gentili, in grado di relazionarsi con il prossimo con la necessaria educazione e rispettosi dell’altrui libertà.

Ricordiamoci sempre che i bambini sono delle spugne: imparano ciò che direttamente ed indirettamente gli insegniamo, il nostro esempio li forgia, li plasma caratterialmente dando vita ad impulsi che diventano automatismi, schemi comportamentali che vengono seguiti senza rendersi conto di farlo.
E’ quindi doveroso, quando vestiamo i panni di educatori essere la parte migliore di noi stessi, senza finzione, ma assumendoci l’impegno di diventare SOLO quella parte!

E’ difficile, e personalmente sfido me stessa ogni giorno, ma ciò che mi fa superare gli ostacoli senza farmi desistere, ciò che mi rende costante in questo percorso impervio è la certezza che ne vale la pena, perché la gentilezza genera gentilezza
Ed io voglio sperare in un mondo più gentile!

2 Comments

  1. Reply
    Azzurra

    Concordo in pieno sui concetti di empatia ed esempio, fare il genitore è un mestiere complicato..bisognerebbe annullare tutti i nostri piccoli difetti, perfezionati con gli anni , per dare loro solo il meglio!

    1. Reply
      Roberta Post author

      E’ difficile, molto, ma è doveroso da parte nostra fare questo… I figli ci danno l’opportunità di migliorarci!

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