La solitudine dei figli unici

Il post che state per leggere racconta un po’ di me, di che bambina sono stata e che adulta sono diventata.
Vi parlo della mia esperienza e delle conclusioni che ho tratto.

Sono figlia unica.
I miei genitori si sono separati quando avevo poco più di un anno, quindi non ho ricordi di noi come famiglia anche se per molto tempo dopo la loro separazione, abbiamo continuato a fare delle vacanze insieme, perché io lo desideravo tanto ed essendo Campionessa Olimpionica di persuasione per sfinimento, cedevano alle mie richieste.
Mia madre mi racconta che quando avevo un anno non dormivo senza mio padre, quindi, ogni sera tornava a casa e si metteva a letto con me fino a quando non venivo rapita da Morfeo… peccato che certi ricordi vengano persi!

Sono stata una figlia unica convinta e felice di esserlo fino a qualche anno fa.
A scuola ero l’unica a non essere munita di fratelli o sorelle, la cosa mi sembrava assolutamente ragionevole visto che ero anche l’unica ad avere i genitori separati e poi, non ero costretta a condividere giochi, attenzioni e spazi con altri, non dovevo litigare per il riconoscimento della supremazia della sorella maggiore, o per l’autonomia della sorella minore.
Superata la fase dell’infanzia, sono stata un’adolescente egocentrica e problematica (niente di grave eh, non mi sono mai drogata, non ho frequentato cattive compagnie, avevo solo quel perenne conflitto interiore che più o meno tutti gli adolescenti vivono), mi sentivo incompresa e completamente soggiogata dalla timidezza che mi aveva dato in pasto ai bulli.
Avere i genitori tutti per me e totalmente sintonizzati sui miei bisogni, le mie paure e le mi incertezze è stato, sicuramente, un grande incentivo per alzarmi e reagire.

Non so dire con esattezza quando ho iniziato a sentire la solitudine dei figli unici, forse quando ho capito che quel mondo ovattato, comodo, privo di insidie che i miei genitori mi avevano costruito era un po’ una menzogna, forse quando ho iniziato a realizzare che senza di loro sarei rimasta sola, perché il mio nucleo di partenza era fatto di noi, 3 che non è poi quel numero perfetto di cui si parla…
Forse quando ho capito che essere figli unici è una responsabilità grande perché anche se tua madre e tuo padre non pretendono che tu vinca il Nobel, ti senti, comunque, in dovere di fare del tuo meglio, di renderli orgogliosi e fieri, perché se non lo fai tu, non c’è tuo fratello a pensarci.
Forse quando ho concretizzato che non avrei avuto il privilegio di poter scegliere di essere la pecora nera della famiglia, o quella bianca, di essere la ribelle, o al contrario, l’ubbidiente; forse quando avrei voluto confidarmi con qualcuno che non fosse un’amica; forse quando ho pensato che non sarei mai stata zia di un nipote diretto e che mio figlio non avrebbe avuto una zia materna; forse quando dopo aver fatto il test di gravidanza avrei desiderato condividere questa gioia con una sorella o un fratello che avrei scelto come madrina/padrino di Battesimo per il mio bambino.
Forse quando ho perso mio padre ed il mondo mi è crollato addosso, ma è solo il Mio mondo ad essere crollato, non c’è stata una calamità naturale che ha sconvolto la vita di tutti, è solo il mio terremoto personale, il mio tsunami, il mio vortice di dolore che resta per molti incomprensibile ed incompreso.
E allora penso che condividere sia positivo, che un fratello o una sorella possano alleviare la pesantezza di certi inevitabili accadimenti, che prendersi cura delle ferite di chi sta vivendo il tuo stesso dolore possa costituire una ragione in più per rialzarsi, insieme, più forti, più uniti, graffiati, sbucciati, ammaccati, piegati, spezzati, ma pur sempre alla ricerca l’uno dei pezzi dell’altro.

8 Comments

  1. Reply
    Carla

    Parli di un mondo ideale. Non sempre un fratello è appoggio e condivisione. Guardati intorno. E poi un adulto risolto dovrebbe ormai aver capito bene che ciò che non si può cambiare non solo va accettato, ma devi anche fartelo piacere, esaltandone gli indubbi lati positivi.

    1. Reply
      Roberta Post author

      Probabilmente hai ragione tu, parlo di un mondo ideale… anche perché parlo da figlia unica, quindi non posso sapere come sarebbe stato avere un fratello o una sorella.

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    Paolo

    Ciao,
    io non sono figlio unico, anche se tra me e mio fratello passano 10 anni e di fatto abbiamo avuto infanzie separate e anche adolescenze, in fondo è un po’ come essere due figli unici ma comunque non è uguale dato che lui mi ha sempre fatto da “apripista” agli occhi dei miei genitori.
    Tuttavia ho digitato su google l’esatta frase che da il titolo al tuo post (incredibile ma è proprio così) per un altro motivo, e cioè io sarei il padre separato di un figlio unico, che ora ha 9 anni, ma che già avverte la solitudine di cui parli tu.
    Me ne redo conto da come osserva i suoi coetanei che hanno fratelli e sorelle, da come si senta solo a casa quando non ci sono altri bimbi ma solo noi grandi, o a volte solo io quando sta con me. Io ho notato che quando era più piccolo era per me facile farlo felice, bastava che mi inventassi un qualsiasi personaggio e lui rideva e sembrava divertirsi tanto. Ma ora non riesco più a coinvolgerlo nello stesso modo, i nostri ruoli si stanno via via definendo, e lui avrebbe bisogno di un fratello o di una sorella con cui condividere le sue esperienze e tutto il resto. Io mi sento solo per lui ogni volta che lo vedo così, mi si stringe il cuore.
    Tu che hai vissuto quell’esperienza dalla parte della figlia, come mi consiglieresti di comportarmi?
    Grazie anticipatamente.
    Paolo.

  3. Reply
    Patrizia

    Ho avuto due fratelli, ma per tutta la vita ho desiderato essere figlia unica.
    Per me sono stati (e sono) una maledizione, mi hanno completamente danneggiata. I lati positivi se i rapporti sono buoni ci sono, ed è innegabile, ma tu stai descrivendo un rapporto ideale.
    Come nei matrimoni: tu potresti dire la stessa cosa dicendo “vorrei un marito sempre pronto a consolarmi, che mi ami alla follia, ua figura su cui contare e che stia sempre dalla mia parte…” ma quanti matrimoni sono così?
    Le persone sono persone e i rapporti sono rapporti.

    1. Reply
      Roberta Post author

      Ciao Patrizia, mi spiace molto per quello che hai passato… dalle tue parole si evince dolore. Certo, parlo di un mondo ideale che posso solo immaginare. Sono assolutamente d’accordo con te che le persone sono persone ed i rapporti, sono rapporti. Non sempre un fratello è una spalla su cui piangere, spesso, sono la causa per la quale si piange… è triste, ma è così! Ti abbraccio e ti ringrazio per avermi scritto.

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    Roberta Post author

    Ciao Paolo, grazie per avermi scritto e per avermi raccontato questa tua preoccupazione. Mi rendo conto che per un genitore, notare che il proprio figlio sia un po’ “malinconico” possa essere davvero dura. Dal canto mio, però, essendoci passata, posso dirti che per quanto spesso mi sia sentita sola, mi sono anche sempre sentita fortemente amata e compresa dai miei genitori, forse più di quanto avrebbero potuto fare se ci fossero stati altri figli. Il fatto di essere figlia unica, infatti, li ha resi profondamente connessi con me, con le mie esigenze e paure, rendendoli fortemente empatici. Cosa che noto anche in te, da quello che scrivi. I miei genitori, hanno cercato di aiutarmi coltivando tanto le mie amicizie, cosa in cui io non ero bravissima, invitavano le mie amiche a casa, per giocare, per fare i compiti insieme,per andare al mare, mi hanno fatto frequentare luoghi di aggregazione: palestre, scuola di danza… e devo dire che sono stati “trucchetti” molto efficienti.

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    Lorenzo

    Ciao roberta ho letto quello che hai scritto e lo condivido pienamente. Sono anche io figlio unico so quello che hai provato e che si prova… sono cresciuto con la nonna paterna perché i miei genitori lavoravano tutti e due…fino ai 10 anni li vedevo solo il sabato e la domenica,mi è sempre mancato un fratello o una sorella con cui giocare,litigare…..i miei non mi hanno fatto mai mancare niente,neanche il loro affetto,anzi…. sai quante volte tornando a casa da scuola da solo avrei voluto avere mia mamma che mi aspettasse fuori da scuola….fare i compiti con me,prepararmi la merenda e tutte quelle cose che un genitore fa con il proprio figlio…..poi si cresce..si diventa adulti ci si fa una famiglia,e la cosa che mi sono sempre promesso è di avere 2 figli, e cosi io e mia moglie abbiamo fatto 2 splendidi bambini…..un maschietto e una femminuccia.Adessdo a 42 anni sto perdendo mio badre per un tumore incurabile e come dici tu mi rendo conto che il dolore che sto provando è solo mio…nessuno lo può comprendere a fondo,per quanto i miei famigliari mi siano vicino….quando eventi inevitabili accadono noi figli unici siamo soli e piangiamo da soli e un fratello o sorella sarebbero stati un valido supporto a questo immane dolore….ma ripeto solo chi è come noi può veramente capirlo…..il resto sono solo chiacchere….un bacio e in bocca al lupo

    1. Reply
      Roberta Post author

      Ciao Lorenzo, grazie per avermi scritto e aver condiviso la tua esperienza. Che dire? Mi spiace tanto per tuo padre e conosco il dolore che stai vivendo, per questo ti sono vicina. Assolutamente Condivido ogni parola della tua riflessione. I tuoi bambini, come i miei figli, sono fortunati: hanno un gran tesoro e io mi auguro che anche loro capiscano quanto fortunati siano.
      Un abbraccio

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