Come Stai?

– Ciao, come st…?
– Ciao, tutto bene grazie. E t…?
– Bene, bene, grazie!

Questo breve dialogo, traducibile in tutte le lingue, dimostra che il 95% della popolazione mondiale è BUGIARDA.
Quante volte vi capita di incontrare per caso un conoscente, il panettiere, la zia dell’amica della cugina della vostra ex coinquilina, il vicino di casa, il cassiere del supermercato dove andate sempre, e di avere questo breve scambio di battute?
Quante volte, alla domanda “Come stai?” vi verrebbe di rispondere “Francamente, di emme” ed invece, vi limitate ad un falsissimo, ma molto diplomatico “BENE“, detto a denti stretti mentre dentro di voi pensate “MA BENE UN CIUFOLO!“?!

Per quanto mi riguarda i motivi per nascondermi dietro a quel “BENE” cambiano a seconda di chi è il mio interlocutore, ciò che non cambia è che sia io che lui mentiamo, rispondendo in automatico ed in anticipo, senza neanche aspettare la domanda, perché tanto si sa che la circostanza richiede quel dialogo.
1. IL FICCANASO:
Incontro per strada il gossiparo di paese, quello che sa sempre tutto di tutti e, ovviamente, diffonde ogni informazione, anche la più insignificante, “condendola” con del pepe, inventando più che qualcosa che, in realtà, tu non hai detto, non hai pensato, non hai vissuto e, probabilmente, mai dirai, mai penserai, mai vivrai.
In questo caso il “BENE” è lapidario, pronunciato con tono monotono per non far trapelare alcuna emozione, perché si sa che l’emozione è l’ingrediente segreto che permetterà al curiosone di ricamare sulla risposta data.

2. IL CONOSCENTE:
Sto facendo la spesa al supermercato e tra una lattina di tonno al naturale ed una di mais, incontro quella ragazza con la quale l’ultima volta ho condiviso l’esperienza di essere ostaggio del parrucchiere, sorridiamo reciprocamente mentre la mente sta cercando di ricordare dove ci siamo viste: “ah si, era l’altra vittima consapevole!”.
Il “BENE” è di circostanza, mica posso raccontare i fatti miei ad una sconosciuta, anche se aver condiviso la prigionia, forse, dovrebbe renderla una “quasi amica”, ad ogni modo un “BENE” andrà più che bene, anche perché non si sa mai, potrebbe svelarsi una gossipara di paese.

3. IL QUASI AMICO:
Ho lasciato Tellino con la nonna per fare quelle seimila commissioni accumulate nel tempo di un “lo faccio domani”, un domani indefinito, che diventa sempre domani, e mentre cerco di non dimenticare nulla e di ottimizzare quell’oretta a mia disposizione, incontro il QUASI AMICO.
Il QUASI AMICO potrebbe essere: una vecchia amica con la quale ci siamo un po’ perse di vista perché crescendo le cose cambiano, una persona che ha dimostrato tante volte empatia nei miei confronti, in modo disinteressato, mossa da sentimenti puri e sinceri, un parente lontano che mi ha vista crescere e che prova reale affetto per me…
Il “BENE” è perché mi dispiace tediare il QUASI AMICO di turno con i miei problemi, perché magari so o immagino che anche lui abbia i suoi ma, in questo caso, posso riempire il “BENE” di intenzioni, posso dire un BENE che sa di “Male, Malissimo, Malissimissimo“, il “QUASI AMICO” capirà e mi darà quella pacca sulla spalla che mi farà sentire il suo calore, la sua sincerità.
Perché alla fine, è questo che si desidera, un pizzico di comprensione, di empatia, di coraggio, non sentirsi soli!

4. MAMMA, QUASI MARITO E SIMILI:
BENE” perché amo queste persone e meritano la mia positività, meritano il mio sorriso, meritano il mio cercare di farcela, il mio alzare la testa quando il mondo mi sta crollando addosso, perché se sto male io, stanno peggio loro.
In questo caso il “BENE” non è una menzogna, bensì un karma che ripeto a me stessa, perché lo devo a me stessa e a loro, perché la vita mi ha donato cose bellissime e non godermele sarebbe uno sfregio, perché il male fa parte dell’esistenza di ciascuno di noi, ma il BENE può assorbirne una buona parte!

Leave Your Comment